Patrimoniu
dell’Umanità
Antonio Apostolo
Patrimoniu
dell’Umanità. Così nell’edizione di qualche anno fa la Nina, sua
inconsolabile consorte, ebbe a definire lu Paulinu. Una esagerazione
per le tante e ben altre cose che l’Umanità merita di avere a
patrimonio; una affermazione non priva di elementi di verità se si
riconduce l’Umanità all’universo martignanese. Dall’ormai lontano
1990 la figura di Paulinu è entrata a pieno titolo nella ossatura
della comunità martignanese. Un cittadino invisibile ma presente.
Attento al punto da “condizionare” eventi e comportamenti.
Si cominciò appunto,
20 anni or sono, con Giovanni Sperti che per gioco e solo per gioco,
con un primo approssimativo "canovaccio" rese teatrale l'irriverente
mascheramento di un gruppo di amici per rallegrare il Carnevale
martignanese con situazioni burlesche e di colore. In pochi e con
tanta ma proprio tanta approssimazione, si ottenne, nei primi anni,
qualche curioso apprezzamento, molte critiche, anche dure ed
insofferenti, ma per lo più una diffusa indifferenza. Lugubre,
volgare, di cattivo gusto, buffonata…. Un elenco di definizioni che
potrebbe continuare e che però, di bocca in bocca, con o senza
(perlopiù.. senza) una diretta partecipazione o coinvolgimento,
stava provocando, anno dopo anno, una divisione tra quanti pensavano
che fosse cosa buona e giusta e quanti invece la ritenevano
irriverente ed inopportuna. Eh si. Perché anno dopo anno la Nina era
divenuta ormai la bocca parlante di un paesino annichilito dal
conformismo e dalla sudditanza all’uno o all’altro schieramento
politico che da sempre ha diviso il paese, piuttosto che alla deverenza, rispettosa e non sempre disinteressata verso taluno o
talaltro dei “personaggi” c.d. potenti o di influenza nella realtà
martignanese.
Paulinu no! Per bocca della Nina non ha
mai fatto sconti a nessuno. Ed anzi, col tempo sempre più son
diventate le persone che hanno – cosa paradossale – riversato sulla
Nina le proprie osservazioni, sfoghi e lamentele, affinchè ella si
facesse portavoce pubblica di tali istanze in occasione delle
rappresentazioni carnevalesche. Venti anni, dunque, ricchi di ciò
che la vita in venti anni può offrire. Cose belle e cose brutte, in
ambito locale, nazionale e/o internazionale. Venti anni in cui quasi
sempre con pochi mezzi e poche risorse gli infaticabili e
immancabili Luigi Calò (la Nina) e Tonino Friolo (lu cumpare
N’toni…ma anche altro) hanno voluto portare avanti l’iniziativa
coinvolgendo un numero sempre crescente di collaboratori,
registrando, edizione dopo edizione, corale apprezzamento ed una
sempre maggiore partecipazione di pubblico, fino alle ultime
edizioni che ne hanno decretato un vero e proprio successo. Non è un
caso che la manifestazione martignanese abbia oggi una buona
considerazione da parte del mass-media locali e nazionali. Tele
Rama, Tele Norba, Rai Tre e poi quotidiani come La Repubblica o il
Corriere della Sera oltre che il Nuovo Quotidiano di Puglia e la
Gazzetta del Mezzogiorno danno, ormai da diversi anni, notizie
sull’evento considerandolo come una delle “curiosità” specifiche del
carnevale salentino.
Quella di Nina, di Paulinu e di tutti i
personaggi che fanno da corollario è una non-lingua, un idioma che
attraverso indicibili contorsionismi si sforza di essere un dialetto
italianizzato o piuttosto un italiano dialettizzato. Futile ed
inopportuno sarebbe lo sforzo di quanti volessero cercare in questo
idioma certezze linguistiche su forme e allocuzioni verbali perché,
come lo stesso Paulinu direbbe, si tratta proprio di un linguaggio
ad capocchiam...!
Sponsor ufficiale de la Morte de lu
Paulinu

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